Chi ha detto che Milano è solo cemento e traffico?
Tra i palazzi e i canali della città si nascondono angoli di natura sorprendenti, dove la fauna selvatica trova rifugio e cibo.
Falchi pellegrini sorvegliano dall’alto del Pirellone, gheppi volteggiano sopra San Siro e civette scrutano i passanti dal Castello Sforzesco.
Così, quando la mia amica Paola mi ha scritto dicendomi di aver avvistato quattro Smerghi maggiori nel Naviglio Pavese, non ho esitato: dovevo vederli con i miei occhi e immortalare l’incontro.

Sono andato sul Naviglio più volte e alla fine li ho ritrovati.
Un giorno ho visto una coppia, un’altra volta ho avvistato un giovane maschio solitario e in un’altra occasione ho visto tre esemplari.
Li ho osservati sia al mattino che al pomeriggio, sempre nello stesso tratto del Naviglio Pavese, in tutti i casi, la luminosità non mi ha aiutato: il cielo milanese era grigio e nuvoloso.
Erano costantemente a caccia e, seguendoli con la macchina fotografica, ho capito quanto fosse imprevedibile il loro comportamento: un attimo erano lì davanti a me, quello dopo erano già scomparsi sott’acqua.
Lo Smergo maggiore sfrutta la corrente a suo favore: si lascia trasportare con la testa immersa, scrutando il fondale alla ricerca di prede.
Non appena individua il bersaglio, si tuffa con un movimento rapido e silenzioso, percorrendo diversi metri sott’acqua per catturarlo.
Il suo becco lungo e seghettato è perfetto per afferrare pesciolini scivolosi, rendendolo un cacciatore estremamente efficace.
Cercavo di anticiparlo per ottenere uno scatto perfetto, ma ogni volta che credevo di aver trovato la momento ideale, lui era già più avanti o aveva cambiato improvvisamente direzione.


Quando raggiungeva la chiusa, si girava e si alzava in volo, risalendo la corrente con battiti d’ala potenti e precisi.
Le sue ali affusolate gli permettono di decollare con facilità dall’acqua e volare basso, sfiorando la superficie con eleganza.
Non sembrava abituato alla presenza dell’uomo: i soggetti che ho fotografato erano molto schivi e difficili da avvicinare.
Camminavo lungo la riva con la macchina fotografica pronta, ma ogni volta che mi avvicinavo troppo, si immergevano e riemergevano lontano, sorprendendomi ogni volta.
Lo Smergo maggiore si affida alla sua vista acuta per individuare le prede sott’acqua, motivo per cui predilige ambienti limpidi e puliti.
Il Naviglio, sorprendentemente trasparente, offriva le condizioni perfette per la sua caccia.
La corrente era piuttosto veloce e lui nuotava senza sosta, spingendosi con le zampe palmate.
Io, quasi di corsa, cercavo di seguirlo con la macchina fotografica, ma ogni volta che sembrava fermarsi, con un balzo si tuffava e riemergeva in un punto completamente inaspettato: uno stress!


Milano continua a sorprendere: anche nel cuore della città, basta fermarsi e osservare per scoprire angoli di natura straordinari.
Le immagini non sono di alta qualità, ma fotografare lo Smergo maggiore è stata un’esperienza affascinante, oltre che una delle più difficili.
Alla fine, più che una semplice sessione fotografica, è stata una vera e propria partita a scacchi con la natura… e credo proprio che abbia vinto lui!
Quale parte dell’articolo ti ha fornito nuove informazioni che non conoscevi?
Testo e foto di Alvaro Foglieni

Grazie a questo racconto Alvaro abbiamo imparato quali sono i comportamenti principali dello smergo e abbiamo anche sorriso per i tuoi simpatici inseguimenti! È proprio vero che non bisogna perdere ogni occasione che si presenta per fare fotografia naturalistica.
Cari Luisa e Pietro, sono felice che il racconto degli Smerghi vi abbia regalato non solo informazioni, ma anche un sorriso.
Grazie per aver colto il cuore del messaggio: ogni uscita, anche quella che sembra fallimentare, è un passo verso lo scatto che non ti aspetti.
Alvaro