Nascosto nella mia auto con un telo mimetico sui vetri, sto attendendo l’arrivo dello stormo nel punto indicato dagli amici.
La campagna è spoglia, nessun mezzo agricolo lavora nei campi, la località è abbastanza isolata.
La luce non è il massimo e una leggera foschia rende il paesaggio ancora più suggestivo.
Fotografare le Gru cenerine è una sfida che richiede pazienza, rispetto e la capacità di cogliere l’attimo giusto.
In Italia, questi eleganti trampolieri offrono spettacoli unici a chi sa dove e quando osservarli.
Ne parlo in questo nuovo articolo, condividendo la mia esperienza e alcuni consigli utili.

Dopo una lunghissima attesa, le prime Gru cenerine sono arrivate, ma si sono fermate lontano e ora stanno esplorando il campo con cautela.
Le ho sentite arrivare ancor prima di vederle, grazie al loro richiamo forte e strombazzante, usato per mantenere il contatto tra i membri dello stormo.
Sono atterrate con le zampe penzoloni, ma purtroppo troppo distanti per riuscire a fotografarle da vicino.
Tutte le gru si sono ammassate al centro del campo, formando un gruppo di circa cento esemplari.
Osservare l’arrivo è stato comunque emozionante, con i loro richiami potenti che riecheggiavano nell’aria.

Per fotografare le Gru cenerine è fondamentale scegliere il momento e il luogo giusto.
Durante il giorno si nutrono nei campi, mentre al tramonto si spostano nelle zone umide per riposare.
Dopo circa mezz’ora, il gruppo si allunga e un piccolo gruppetto si è fatto coraggio e sembra avvicinarsi alla mia postazione.
Osservo meglio il loro comportamento mentre cercano cibo tra i resti della coltivazione.
Finalmente, ho l’occasione di scattare qualche foto con un’inquadratura leggermente più ravvicinata.

Essendo molto sensibili ai disturbi, è fondamentale mantenere una distanza di sicurezza e utilizzare ripari, (nel mio caso, l’auto), per non farsi notare.
Rimango immobile dietro la rete mimetica, sperando che le gru si avvicinino.
Utilizzo un teleobiettivo di 400 mm con un moltiplicatore 1,4x montati su una Canon dal sensore APS-C, ma la distanza impedisce primi piani nitidi, costringendomi a composizioni più ampie.
In aggiunta, il terreno spoglio, il piumaggio grigiastro, la foschia e le invisibili ondate di calore compromettono ulteriormente la nitidezza delle immagini.
All’improvviso, un movimento di panico attraversa il gruppo e tutte le gru prendono il volo e spariscono alla vista.

Decido di spostarmi per vedere se atterrano da qualche altra parte e dopo un’ora di ricerche in auto, finalmente le ritrovo.
Decido di avvicinarmi, lentamente, molto lentamente.
Vedono le mie manovre, entrano subito in allarme, so di avere poco tempo per inquadrare e scattare.
Fermo l’auto, abbasso il finestrino, ma appena punto la fotocamera si alzano in volo, offrendo un’ultima occasione per fotografarle.
Sapevo che il troppo movimento le avrebbe disturbate, ma non avevo alternativa!

Le Gru cenerine simboleggiano eleganza e libertà.
Anche senza i primi piani desiderati, l’esperienza è stata incredibile, lasciandomi un ricordo che va oltre la fotografia.
Osservarle in volo e ascoltare i loro richiami è un’esperienza emozionante: è un viaggio nella bellezza della natura.
Qual è stata la tua esperienza più memorabile fotografando uccelli selvatici?
Condividi la tua storia e cosa l’ha resa speciale.

Testo e foto di Alvaro Foglieni

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