Hai mai sentito un canto potente ed esplosivo provenire dai canneti senza riuscire a scorgere chi lo emette?
Se sì, probabilmente hai avuto un incontro – o meglio, un ascolto – con l’elusivo Usignolo di fiume!
Questo piccolo maestro del mimetismo riempie l’aria con la sua voce squillante, ma resta abilmente nascosto tra la fitta vegetazione, rendendolo una vera sfida per qualsiasi fotografo naturalista.
Catturarlo in uno scatto nitido richiede pazienza, tecnica e un pizzico di fortuna, ma quando il momento giusto arriva, la soddisfazione è impagabile.
Qualche giorno fa. ho vissuto questa emozionante esperienza e in questo post voglio condividerla con te!

Sto camminando lungo la riva di un lago brianteo, con il canneto che si estende accanto a me.
Con la fotocamera pronta, osservo i piccoli passeriformi muoversi tra le cannucce in cerca di cibo.
All’improvviso, un canto forte e squillante rompe il silenzio: è l’Usignolo di fiume, invisibile agli occhi ma inconfondibile all’udito.
Gli steli fitti delle canne ostacolano la visuale e interferiscono con l’autofocus, rendendo difficile individuarlo.
Poi, tra le canne oscillanti, finalmente lo intravedo: è posato a terra, immobile e mi osserva.

Resto fermo e tranquillo per non spaventarlo.
Anche lui mi ha visto e subito si infila tra le canne, scomparendo alla vista.
Non lo vedo, ma intuisco i suoi movimenti dal leggero tremolio degli steli, ma anche il solo seguirlo con la fotocamera è difficile.
So per esperienza che l’autofocus fatica tra la vegetazione fitta, rendendo ogni scatto una sfida di pazienza e tecnica.
Poi, all’improvviso, riappare in un’area più aperta sempre con quella sua coda alzata: alzo la fotocamera e scatto una raffica di foto.

Sto utilizzando il mio zoom Canon EF 100-400mm f/4.5-5.6L IS II USM, un teleobiettivo corto e maneggevole, ma trovare l’Usignolo di fiume tra le fitte canne è una sfida dura per via del campo visivo ristretto.
Inoltre, il suo piumaggio marrone si confonde con l’ambiente, mentre i giochi di luce e ombra ingannano l’occhio e l’esposimetro.
Infatti, vengo spesso tratto in inganno da movimenti che si rivelano semplici foglie mosse dal vento.
Decido di mettere in atto un vecchio trucco: riduco la lunghezza focale a 300mm per ottenere un campo visivo più ampio e una messa a fuoco più rapida.
Ho la fotocamera impostata su “Priorità di tempi” con 1/1600s e la messa a fuoco a “punto singolo” per congelare i suoi movimenti frenetici e quando riappare….via una raffica di foto.

Un’ampia apertura (es. f/4) aiuta a isolare l’Usignolo di fiume, sfocando lo sfondo e rendendolo più visibile tra la vegetazione.
Il rischio però è avere una profondità di campo troppo ridotta, che potrebbe lasciare alcune parti dell’uccello sfocate.
Usare un’apertura più chiusa (es. f/8 – f/11) migliora la nitidezza complessiva e permette di includere dettagli dell’habitat, ma richiede più luce e il canneto spesso filtra la luce, riducendo la luminosità disponibile.

Penso: “…devo trovare un angolo pulito per scattare, senza che gli ostacoli visivi come le canne e le foglie rovinino l’inquadratura coprendo parzialmente l’uccello”, ma è complicato.
E mentre studio cosa fare, lui compare ancora una volta e sembra avermi ascoltato….anche se in realtà credo di aver trovato un soggetto piuttosto confidente.

Alla fine, la pazienza è stata premiata e posso tornare a casa soddisfatto.
Dopo ogni sessione fotografica, la post-produzione è un momento essenziale per valutare i risultati ottenuti.
Osservare attentamente le immagini permette di capire cosa ha funzionato e cosa si può migliorare la prossima volta: la messa a fuoco era precisa? …La velocità dell’otturatore era sufficiente? …L’inquadratura valorizzava il soggetto?
Ogni errore è un’opportunità di crescita e perfezionando le impostazioni e la tecnica, le possibilità di catturare un Usignolo di fiume in un momento perfetto aumentano notevolmente!
Qual è stato il tuo errore più grande in fotografia?

Testo e foto di Alvaro Foglieni

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2 commenti

  1. Molto interessante questo articolo sull’usignolo di fiume, ci hai deliziato con il tuo racconto e con le bellissime immagini! Il nostro errore più grande in fotografia naturalistica? Avere troppa fretta ed essere poco pazienti, ma l’esperienza e i tuoi consigli ci stanno aiutando e ci danno fiducia. Grazie!

    1. Author

      Che bello Luisa e Pietro leggere che avete apprezzato l’articolo e le immagini.
      La pazienza è una delle virtù più importanti nella fotografia naturalistica e con il tempo diventa un’abitudine che ripaga sempre con scatti più autentici e soddisfacenti.
      Sono felice che i miei consigli vi siano utili, continuate così e non smettete mai di godervi ogni istante nella natura!
      Ancora grazie!
      Alvaro

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