Una sorpresa al rifugio

Mi trovo sulla seggiovia che mi sta portando al rifugio Gremei, nel cuore delle Orobie bergamasche.
E’ una soluzione, super pratica, che mi permette di arrivare in cima senza fatica, guadagnando metri di quota in un attimo.
Mentre salgo, le Torcole di Piazzatorre si stagliano in lontananza, promettendo panorami mozzafiato sull’Alta Valle Brembana.
Seguitemi in questa avventura, non vedo l’ora di condividere con voi un momento speciale che mi è capitato in quota.

La salita è rapida, la vista si apre gradualmente sulla pineta sottostante.
Arrivo al Rifugio Gremei, una tipica costruzione di montagna in legno con una grande terrazza panoramica.
Da qui lo sguardo spazia a 360 gradi sulle cime più belle delle Orobie, tra cui il maestoso Pizzo Tre Signori.
Il Rifugio è anche un punto di partenza strategico per numerose escursioni.
I sentieri sono ben segnalati e mantenuti, adatti a tutti i livelli di preparazione.
Fra le tante camminate, ho scelto il percorso che porta al Rifugio Torcole 2000.

L’escursione è durata poco più di un’ora, con molte soste per catturare fiori vivaci, farfalle e paesaggi mozzafiato.
Dalla cima la vista è spettacolare: da un lato si vede la Valle Brembana fino a Isola di Fondra e Roncobello, dall’altra  Piazzatorre e Mezzoldo. 
Ritorno di buona lena per pranzare al Gremei.
Il menù prevede piatti tipici di montagna serviti in un ambiente accogliente di legno.
Le porzioni generose e i sapori deliziosi, in particolare i pizzoccheri e la polenta taragna, sono stati davvero indimenticabili.

Mi trovo sulla terrazza del rifugio quando un uccello in volo attira la mia attenzione.
Sfreccia basso sul prato, incurante delle persone e degli ombrelloni.
Lo seguo con lo sguardo e noto il suo piumaggio, marrone cenere sopra e più chiaro sotto, e le sue larghe ali.
La sua coda, corta e quadrata, presenta macchie bianche sulla punta delle penne.
Il becco è nero e le zampe rosa-brunastre.
Dopo alcuni passaggi si posa su un balcone del rifugio.
Non ho dubbi: è una Rondine montana.

Rimane posata pochissimo e subito s’invola.
Torna dopo poco, ma quando cerco di avvicinarmi al posatoio la Rondine montana si sposta su un altro lato del rifugio.
La seguo e …“wow ha il nido!”, una piccola coppa di fango, fissata sotto una sporgenza del tetto della baita.
Ecco cos’era tutto quello svolazzare: la nidificazione è in corso e i genitori stanno portando continuamente il cibo ai pulcini.
Mi allontano di circa trenta metri per non disturbare questo momento delicato.
È incredibile vedere con quanta cura e frequenza i genitori alimentano i piccoli, scegliendo le zone di caccia più vicine per essere più efficienti.

Mentre osservavo la scena, mi sono reso conto di essere l’unico tra i presenti ad aver notato la Rondine montana.
In quel momento ho capito quanto la passione per la natura possa cambiare la nostra percezione del mondo.
Mi sono sentito fortunato e un po’ speciale, come se la Rondine mi avesse concesso uno spettacolo privato.
Credi che la fotografia naturalistica abbia cambiato il tuo modo di vedere il mondo naturale?

Testo e foto di Alvaro Foglieni

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4 commenti

  1. Assolutamente sì, la fotografia naturalistica ci ha aiutato ad avere più calma e pazienza per osservare la natura e godere delle sue meraviglie! Pensa un po’ la coincidenza, qualche settimana fa a Melezet (Bardonecchia) anche noi abbiamo avuto il privilegio di fotografare la rondine di montagna, anche se subito non l’ avevamo ticonosciuta. Un dono davvero speciale!!

    1. Author

      Grazie per aver letto l’articolo e condiviso la vostra esperienza.
      “C’è un filo che lega cose apparentemente lontane, alcuni lo chiamano coincidenza.” (cit.)
      Alvaro
      P.S.
      Ho visto la bella foto dei 3 pulcini al nido, che colpaccio!

  2. La fotografia naturalistica ha radicalmente modificato il mio modo di vedere ciò che mi circonda, rendendomi più attento ai particolari, più incline all’attesa; si potrebbe dire che, come esiste lo slow food per la gastronomia, io ho maturato una sorta di slow view per quanto riguarda la percezione visiva. Mi muovo, cammino, guido l’automobile, parlo con gli amici, ma l’occhio è costantemente interessato a un eventuale possibile soggetto da fotografare, anche quando non ho con me la macchina fotografica. Che dite, è una malattia?

    1. Author

      Bellissima risposta!
      È davvero una passione che ti assorbe e ti coinvolge in pieno.
      Grazie per aver condiviso le tue emozioni.
      Le sento mie e le condivido in pieno.

      Alvaro

      P.S.
      Se è una malattia, siamo stati contagiati entrambi!

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