Stavo guidando lungo una strada sterrata e ho notato la sagoma di un rapace sulla cima di un alto albero ai margini di un boschetto
Al binocolo l’ho identifica subito, era una Poiana.
Wow, eccitazione alle stelle!
Ho fermato l’auto, recuperato la fotocamera sul sedile a fianco, appoggiato il bean bag sul finestrino aperto e sono ripartito piano piano.
Il rapace era sempre fermo sull’albero.
Mi sono avvicinato lentamente cercando con gli occhi la posizione migliore per fotografare la Poiana.
Raggiunto il punto ottimale, ho spento il motore e puntato il teleobbiettivo.
E’ stato a quel punto, che l’uccello è volato via.
In un batter d’occhio una dozzina di cornacchie si sono lanciate all’assalto in un’azione corale di mobbing.
Sono rimasto senza parole.
Avevo fatto tutto bene, l’avvicinamento lento, i movimenti graduali, nessuna fretta…
Tutto inutile, sono tornato a casa senza la foto tanto desiderata.
Non dovevo avvicinarmi così tanto e avrei dovuto fotografarla fin dal primo avvistamento!
Il soggetto sarà stato più piccolo nel fotogramma, ma almeno avrei avuto la foto che testimoniava il mio incontro.
Il mio desiderio di realizzare una foto ravvicinata, ha avuto un impatto negativo sul soggetto, che spaventato è fuggito.
Dal mio errore, ho compreso che se le mie azioni causano una reazione da parte dell’animale, vuol dire che sono troppo vicino.
Ho imparato molto da quell’episodio e l’esperienza di quel mancato incontro, mi è stata utile negli anni successivi.
In particolare, sono due le lezioni apprese:
· essere più vicino non è sempre meglio;
· È preferibile l’immagine con un soggetto piccolo, che una foto non scattata.

Da allora, ho adottato una tecnica di scatto che può essere riassunta come “la regola del 20/60/20
Il principio della regola è questo:
· Spendo all’incirca il primo 20% del tempo a realizzare uno “scatto sicuro”.
La prima cosa che faccio quando vedo un uccello è scattare subito una serie di foto, anche se non sono così vicino come vorrei.
Poi comincio ad avvicinarmi lentamente.
Dopo pochi metri, mi fermo e scatto altre immagini.
Continuo a ripetere questo processo di avvicinamento lento, facendo anche delle pause per non allarmare il soggetto e scattando foto a raffica.
Questo mi assicura di avere almeno una testimonianza dell’incontro a fuoco e ben composta.
Non importa la distanza, se le foto sono ben definite e a fuoco, curate nella composizione, nella luce e nell’atmosfera, sono comunque delle buone immagini.
Questo è il mio primo 20%.

· Il successivo 60% del tempo lo dedico a realizzare delle foto curate nella composizione.
Avendo già una serie di scatti “sicuri”, posso rischiare di avvicinarmi il più possibile al soggetto.
Una volta raggiunta la distanza ideale per un buon ritratto è il momento di iniziare a comporre e creare immagini più studiate e queste saranno le foto migliori che confermeranno l’incontro.
Se posso, cambio posizione e fotografo l’uccello da differenti angolazioni.
Inquadro il soggetto con cura, metto a fuoco gli occhi, cerco la luce giusta e sono attento ad eliminare le distrazioni dello sfondo.
Certo, il rischio che l’animale s’involi è alto, ma devo azzardare se voglio una foto grandiosa.
È quel 60% della regola in cui do sfogo alla mia capacità artistica e sfoggio le mie conoscenze tecniche.

· Una volta che ho scattato tutte le foto che volevo e sono soddisfatto di ciò che ho nella scheda SD, passo a qualcosa di diverso.
L’ultimo 20% del tuo tempo, lo dedico alla sperimentazione e a scattare foto “creative”.
È il momento di sperimentare, di giocare con il diaframma, con il tempo di otturazione e con l’inquadratura.
Per esempio: diminuisco il tempo di scatto per vedere cosa succede, imposto la modalità Manuale e forzo il diaframma o ancora, scatto in verticale e in orizzontale la stessa inquadratura.
Spesso queste immagini non funzionano, ma quando lo fanno mostrano qualcosa di veramente unico e potente.
L’aspetto importante di quest’ultimo 20% è la possibilità di osare e imparare dai risultati ottenuti.
È un ottimo modo per crescere come fotografo.

Conclusione
Le percentuali che danno il nome alla regola non devono essere prese come valori assoluti da seguire alla lettera, ma come semplici indicazioni.
Mi è capitato di essere con altri fotografi davanti a degli uccelli confidenti che si lasciavano fotografare a lungo.
Dopo aver scattato moltissime foto, queste persone si chiedevano cos’altro fotografare, visto che il soggetto non faceva nulla di insolito.
Se avessero seguito il mio consiglio, sarebbero passati al 60% o al 20% finale.
Avrebbero imparato da soli e con facilità cosa funziona e cosa non funziona quando componi una foto.

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Testo e foto di Alvaro Foglieni

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