Un fattore importante nella qualità delle fotografie è la stabilità dell’aria tra l’obiettivo e il soggetto.
Il problema si manifesta maggiormente nelle giornate afose, quando è più evidente la differenza di temperatura tra il terreno caldo (o l’acqua della risaia) e l’aria più fredda sopra esso.
Le diverse temperature provocano lo spostamento di masse di aria a discapito della stabilità e nitidezza dell’immagine.
Mi sono accorto quanto questo fenomeno influisca in modo negativo sul risultato finale, guardando le ultime foto scattate in risaia.
Nel mio caso, al problema delle colonne termiche in movimento, si sono sommate altre aggravanti:
– “Distanza”: più il soggetto è distante, maggiore è il disturbo;
– “Teleobiettivo”: più l’obiettivo è lungo, maggiore è il disturbo;
– “Altezza del suolo”: più si è vicini al suolo, più ci sarà turbolenza.
Infatti, fotografavo con un teleobiettivo (zoom Canon 100-400mm II) un uccello posato a terra, posto a 15-20 mt da me.

Sul campo mentre si fotografa l’animale, il problema non è visibile dal mirino della fotocamera.
Però, quando si guardano le immagini sul display della macchina fotografica, si capisce immediatamente che le foto hanno come una risoluzione inferiore alla normale,
Aumentando gli ingrandimenti il difetto diventa ancor più evidente: le immagini non sono nitide, sembrano mosse, sfocate.
La conferma l’avrai a casa, quando osserverai le foto al PC: la mancanza di nitidezza sarà ancor più grave, come se non ci fosse nessuna area a fuoco.

Purtroppo il fenomeno di “foschia termica” non è percepito dal nostro occhio, mentre la strumentazione fotografica lo legge molto bene.
Acquistare un teleobiettivo più nitido e una fotocamera di ultima generazione, non risolve il problema.

In linea di massima, scegliere un’ora diversa del giorno, un giorno del mese differente o un’altra stagione è spesso la soluzione migliore.
Il più delle volte, il fotografo della natura non ha il controllo del giorno e dell’ora di una ripresa e si troverà ad affrontare il problema direttamente sul campo.
Praticare caccia fotografica può significare trovarsi a metà giornata davanti ad una camera di risaia allagata o effettuare un’escursione il giorno dopo un tremendo temporale.
In queste situazioni è certo che le foto avranno il decadimento qualitativo.

Per ridurre l’effetto negativo, puoi seguire alcuni accorgimenti, ma sfortunatamente non esiste una soluzione certa e definitiva.

Per esempio:
– Fotografa il soggetto più in alto possibile dal terreno: più lontano sarai da terra, più ridurrai l’effetto “impastamento”.
– Avvicinati il più possibile al soggetto: più vicino sarai, meno aria in movimento avrai fra te e lui.
– Fotografa quando la temperatura è più fresca (mattino presto o tardo pomeriggio): meno caldo, meno foschia di calore presente nell’aria.
– Fotografa in un giorno nuvoloso.
– Togli l’autofocus e fotografa in manuale: scegli tu cosa mettere a fuoco.
– Acquisisci più immagini possibili per consentire una maggiore selezione in post-produzione.
– Evita di fotografare vicino alla tua auto, se hai guidato a lungo in un giorno assolato.
Conclusioni:
se dopo una sezione di caccia fotografica ti trovi immagini sfocate e prive di dettaglio, non è colpa della tua attrezzatura, ma delle condizioni atmosferiche.
La perdita di nitidezza causata da una colonna di calore è difficile da correggere in post-produzione, è molto meglio sistemarla durante le riprese.

Caccia fotografica: anticipa il movimento per immagini creative.

Testo e foto di Alvaro Foglieni

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