Molti dei temi trattati nei post e tutorial pubblicati nei mesi precedenti, hanno riscosso il successo dei nostri lettori e followers.
Questo spazio è dedicato agli argomenti che hanno ricevuto più consensi.
Nella rubrica degli articoli più letti, oggi ripubblichiamo una riflessione di Alvaro Foglieni.
L’evoluzione degli scatti
La prima cosa che facevo quando trovavo un uccello posato era: puntare la fotocamera, inquadrare il volatile e scattare a raffica qualche foto.
Il soggetto era ben fermo ed io cercavo di immortalare al meglio il suo ritratto.
Questo metodo fotografico va benissimo, è quello che assicura il 90% delle nostre immagini.
In confidenza: io scatto ancora oggi così moltissime foto!
Col passare del tempo e dopo aver acquisito una maggiore esperienza fotografica sul campo, ho capito che queste immagini erano statiche, poco originali e che non destavano un particolare interesse negli amici che le guardavano.
Belle immagini, ma poco incisive.
Era arrivato il momento di dare una svolta alle mie foto.
Ecco l’evoluzione dei miei scatti.
Ritratto
La mia esperienza di fotonaturalista è partita con questo tipo di immagini: riprendevo l’animale sempre di profilo, immobile, cercando di esaltarne i colori e le forme.
Un vero e proprio ritratto che metteva in evidenza la bellezza dell’animale, che è poi lo scopo di questo genere di fotografia.
I “ritrattoni” così chiamati in gergo, sono la maggior parte delle foto che ho in archivio.
Sono quelle che scattavo quando muovevo i primi passi nel mondo della caccia fotografica e quelle che ancora oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, faccio per prime.
Dal punto di vista tecnico, dopo tanti errori e delusioni, ho capito che è meglio impostare la priorità di diaframma con l’apertura più ampia possibile, in modo d’avere lo sfondo sfocato.
Quando il ritratto non mi bastò più, cambiai genere di inquadrature.
Ritratto ambientato
Il passo successivo è stato la foto di un uccello, inserito nell’ambiente in cui vive.
Ho trovato subito nuovi stimoli, perché il processo di composizione fotografica è accattivante, studiato con lo scopo di far capire l’habitat, non solo le bellezze dell’animale.
L’uccello non è da solo a riempiere il fotogramma, ma è immerso nell’ambiente circostante che diventa a sua volta parte integrande dell’intera scena.
Ho notato che questo genere di fotografia ha un grande vantaggio: non sono necessari potenti teleobiettivi, si può utilizzare un grandangolo e in alcuni casi anche lo smartphone!
È vero che la dimensione del soggetto principale è più piccola rispetto al solo ritratto, ma l’animale sarà riconosciuto come il principale punto di attrazione da chi guarderà la foto.
A volte, se il volatile è tranquillo e fermo, tento anche di dare forma all’immagine, seguendo le regole classiche della composizione fotografica.
Il mio suggerimento per avere un risultato interessante è che tutti gli elementi della scena devono essere perfettamente a fuoco, compreso lo sfondo.
Pertanto, per una buona profondità di campo, il diaframma dovrà essere chiuso.
Un ultimo consiglio: non scattate con il soggetto al centro, ma seguite la “regola dei terzi”.
Azione
Nonostante il cambio, le foto continuavano ad essere prive di movimento.
Poi l’idea, dovevo catturare un istante preciso della vita dell’animale.
Per esempio: una fase del corteggiamento o un’azione di caccia per procurarsi il cibo, le parate nuziali che precedono l’accoppiamento o la cura e l’allevamento dei piccoli, la fuga o il combattimento.
Non mi bastava più il ritratto statico di un uccello posato nel suo ambiente che mi guardava, desideravo documentare una vera e propria azione di vita quotidiana.
Devo ammettere che non è facile scattare queste immagini, l’uccello non gradisce mettersi in mostra e se lo fa è solo per brevi attimi.
L’esperienza mi ha fatto comprendere che per avere la certezza di cogliere il momento esatto di una azione, conveniva scattare un istante prima che la scena accadesse.
Diventa quindi fondamentale conoscere il comportamento dell’animale per capire cosa sta succedendo e prevenire l‘azione.
Un consiglio: mentre sta avvenendo l’evento, scattate moltissime foto, l’importante è averne almeno una che immortali l’avvenimento nel suo momento massimo.
La fotocamera dovrà essere impostata su priorità di tempi e l’otturatore dovrà avere un tempo di scatto veloce: 1/1000”.
So di non essere l’unico che col tempo ha cercato nuovi stimoli nella fotografia naturalistica.
Molti amici fotonaturalisti dopo la fase iniziale in cui si scatta a qualsiasi cosa si avvista, si sono gradatamente spostati sulla fotografia d’azione
Il semplice ritratto statico non basta più, si sente la necessità di passare ad immagini dinamiche, dove l’animale non è più immobile ad osservarvi, ma …“fa qualcosa”.
Avete già provato lo stesso desiderio di cambiamento?
Come l’avete risolto?
Inviateci le vostre esperienze.
Lasciati ispirare dai grandi pittori del passato: cerca prospettive uniche e dipingi con la luce nelle tue fotografie naturalistiche.
Per consigli pratici su come migliorare le tue foto naturalistiche, segui la nostra pagina gruppo Facebook.
Bella descrizione dell’evoluzione del fotografo naturalista corredata dai soliti tuoi preziosi consigli.
Io personalmente sono stato immediatamente attratto dal volo. Ovviamente all’inizio, ma spesso anche ora vista la difficoltà della foto, un sacco di code e pezzi d’ala non inquadrati, ma tanta soddisfazione nelle foto riuscite. Poi se sono fermi la foto la si fa ugualmente…
E’ vero Enrico, di code e pezzi di uccelli visti da dietro, siamo tutti pieni!
Poi col tempo s’impara e si riesce ad inquadrarli meglio, prevenendo le loro mosse!
Per una specie di cui non ho immagini il “ritrattone” è sempre d’obbligo!
Assolutamente si!
Aggiungerei anche che l’arte del ritratto non è così facile come sembra!
E poi diciamolo: guardare un bel “ritrattone” è sempre un bel vedere.
Come dice anche Giorgio se una specie non l’ho mai fotografata il “ritrattone” va’ benissimo.Pero’ dopo sento il desiderio di scattare in modo diverso e creativo e soprattutto quando l’animale fa’ qualche cosa di diverso da stare fermo immobile.
Questo mi ha educato alla pazienza e alla lunga attesa e a cogliere qualche movimento dell’animale inatteso.
Per me veramente una cosa piacevole.