Fra le tante oasi italiane, quella di Tivoli-Manzolino nel modenese è certamente una delle mie preferite.
L’ambiente palustre, con specchi d’acqua aperti e zone di canneto, favorisce la sosta e la riproduzione di numerose specie di volatili.
I bei capanni in legno, permettono di fotografare i limicoli e gli uccelli acquatici che pascolano nell’acqua bassa e si riproducono sui dossi sabbiosi e sulle tante piccole isole che emergono nei chiari.
L’avifauna è sempre abbondante sia come numero di specie che come quantità di individui.

Quello che a prima vista sembra essere una grande vantaggio, se non gestito nel modo corretto potrebbe trasformarsi in un… “problema” per il fotografo della natura.
Si corre il rischio di essere sopraffatti dalla quantità di uccelli presenti e si finisce con lo scattare foto senza avere in mente un progetto specifico.
La conclusione sono una serie di foto banali, ripetitive e poco interessanti.
Per ovviare all’inconveniente hai un’unica cosa da fare: prendi tempo per capire cosa fotografare.
Piuttosto che inquadrare tutto quello che hai a tiro, investi un po’ di tempo a guardare, cercando idee e opportunità fotografiche.

Consapevole dell’importanza del suggerimento, una volta sul posto mi sono limitato ad osservare i differenti individui presenti nell’oasi.
Grazie a questa pausa, ho potuto notare un piccolo stormo di Oche selvatiche che mentre si alternano a bere e a fare il bagno, ripetevano movenze e atteggiamenti tipici della parata nuziale.

Sapevo che in questa specie, il corteggiamento e l’accoppiamento avvengono in acqua e il rituale stava avvenendo proprio davanti ai miei occhi.
Il maschio ripeteva una serie di movimenti per attirare l’attenzione della femmina: immergeva ripetutamente la testa sott’acqua, innalzava il collo al cielo, seguiva a poca distanza la compagna imitando le mosse e si sollevava sull’acqua sbattendo lo ali.

Se non mi fossi fermato ad esaminare l’ambiente con calma, senza scattare foto, non avrei notato questo particolare momento.
Distratto a fotografare altri uccelli, avrei perso un’ottima opportunità fotografica.
La pazienza è una delle doti fondamentali che deve possedere il fotografo naturalista.

Capisco che appostarsi, osservare e aspettare il momento giusto per scattare, sia una strategia difficile da seguire, perché si è subito presi dalla voglia di fotografare.
Nella “caccia fotografica” però la pazienza e la conoscenza dei soggetti fotografati, svolgono un ruolo decisivo.

Nel mio caso, ho riconosciuto le movenze della parata nuziale delle Oche selvatiche, mi sono concentrato solo di loro, ho aspettato, ignorando ogni distrazione.
Alla fine ho ottenuto una serie di foto diverse dai semplici ritratti in primo piano di animali in acqua.

L’ideale è riprendere gli animali nello svolgimento delle loro attività quotidiane, senza condizionare i loro movimenti o comportamenti.
Le immagini più belle sono quelle in cui l’individuo compie un’azione e le migliori mostrano sempre gli uccelli in un atteggiamento naturale.

Conclusioni
In Internet ci sono milioni di foto scattate ogni anno alle Oche selvatiche, risulta pertanto necessario proporre immagini diverse.
La teoria del ” Keep calm and waiting for the right time” è senz’altro vera.
Con l’osservazione, la conoscenza e la pazienza, si possono ottenere immagini nuove e più interessanti.
Una cosa devo dire in merito al corteggiamento delle Oche selvatiche: solo se la femmina è consenziente, avviene l’accoppiamento.
Quel giorno, nonostante i tanti approcci del maschio, non ci fu l’atto.
Tornai qualche giorno dopo, ma …troppo tardi, le uova erano già state deposte.

 

Testo e foto di Alvaro Foglieni

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1 commento

  1. Ciao Alvaro, ti seguo con attenzione, il tuo utilissimo suggerimento serve anche a non passare delle ore a selezionare cestinare centinaia di scatti inutili.
    Cosa che ho appena fatto
    A presto
    Filippo

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