Alcuni amici escursionisti, appassionati di natura, mi hanno mostrato le loro foto di fiori e di uccelli di montagna.
Seguendo i loro suggerimenti, sono andato ai Piani d’Erna.
Sapevo del proverbio che dice: “…non si può visitare Lecco senza salire ai Piani d’Erna”, ma devo ammettere che nonostante conoscessi abbastanza bene la città lariana e la provincia, ai Piani non c’ero mai stato.
I Piani d’Erna sono una località montana situata a 1.375 mt d’altezza, raggiungibile in funivia da Malnago (€ 9 a/r).
Mentre si sale, si ha una spettacolare veduta su Lecco e su tutto il panorama circostante.
Una volta arrivati, l’area si presenta come una verde conca dominata dal Resegone.
Tutt’intorno pascoli e boschi, con molti sentieri per escursioni di ogni tipo e livelli di difficoltà, rifugi e punti di ristoro.
A qualche decina di metri dall’uscita della funivia parte il Sentiero Natura, un percorso accessibile a tutti, lungo 6,8 km.
E’ un anello che si snoda all’interno di rigoglioso bosco di faggi, attraversa pascoli ricchi di fiori dalle mille sfumature e vi mostra continui panorami mozzafiato sulle Grigne e sul Resegone.
Nonostante la presenza di alcuni “saliscendi”, i dislivelli non sono elevati ed il Sentiero non presenta nessuna difficoltà alpinistica.
Lungo tutto il cammino e specialmente in prossimità di svincoli o deviazioni, sono presenti delle segnaletiche che indicano quale sentiero seguire, facilitando il percorso.
In determinati punti, troverete anche dei pannelli illustrativi (20 in totale) che vi permetteranno di conoscere la fauna, la flora, la geologia, la geografia e le antiche tradizioni del luogo.
Il sentiero comincia e finisce nei pressi della stazione della funivia.
Ho percorso l’intero tracciato in 4,5 ore, comprese le numerosissime soste per fotografare.
Tranne che in un punto posto nella seconda parte del sentiero, non ci sono fontane lungo il sentiero (fate scorta d’acqua)
La complessità ambientale del Resegone favorisce la presenza di un’avifauna assai diversificata.
Tra le specie più eclatanti, mi hanno segnalato la presenza delle seguenti specie (tra parentesi quelle viste o sentite da me):
– Falco Pecchiaiolo (Vedi foto sotto)
– Aquila reale
– Falco pellegrino (Visto in volo)
– Francolino di monte
– Fagiano di monte o Gallo forcello
– Coturnice alpina
– Gufo reale
– Civetta nana
– Civetta capogrosso
– Picchio nero (Sentito)
– Averla piccola
– Corvo imperiale (Visto in volo)
Nel bosco, purtroppo ancora troppo ricco di foglie, ho potuto sentire (molto) ed osservare (poco) i seguenti uccelli:
– Fringuello
– Cinciallegra
– Codirosso
– Ghiandaia (vedi foto sotto)
– Scricciolo
– Picchio muratore
– Picchio verde
– Merlo
– Luì piccolo
Scopo principale della gita è la fotografia ai fiori di montagna.
Il periodo che va da maggio a metà luglio è ai Piani d’Erna, un’esplosione di colori!
Ecco qualche immagine dei fiori che ho trovato lungo il Sentiero Natura:
Anemone delle Alpi o Pulsatilla è un fiore comune presente in tutti i pascoli alpini e tra le rocce.
Fiorisce da maggio ad agosto.
La pianta è tossica.
Il nome Pulsatilla deriva dal latino “pulsare”, perché i fiori sotto l’azione del vento tendono a dondolare a pulsare ritmicamente.
In questo periodo è più facile osservare la pianta in frutto (lunghe code piumose, numerose e persistenti), piuttosto che il fiore.
Aquilegia alpina è un fiore molto colorato, dalla struttura complicata che fiorisce tra maggio e luglio.
Si può trovare nei pascoli sassosi, ma più facilmente ai margini del bosco, tra il sole e l’ombra creata dalle piante.
Narciso è forse uno dei fiori di montagna più conosciuti.
Ai Piani d’Erna ne ho trovato solo 1 esemplare, nel versante Nord e nascosto all’ombra di una grande roccia.
In effetti il suo periodo di fioritura va da aprile a giugno.
Due le versioni in merito al nome: c’è chi dice che il nome derivi dal greco (narkissos), il famoso personaggio mitologico Narciso.
Altri invece preferiscono “narke” (stordimento) a causa del suo profumo, che in passato si riteneva avesse proprietà ipnotiche.
Attenzione al bulbo della pianta: è molto tossico.
Ciclamino è il re del sottobosco.
Sulle nostre montagne, è un continuo fiorire durante tutta l’estate e spesso lo troviamo fino a ottobre, resistente anche al freddo più intenso.
E’ un fiore profumato che ama le zone ombrose del bosco.
Il nome deriva dal greco “kyklos” (cerchio) e si riferisce o alla forma circolare del tubero o alla capacità del peduncolo del fiore, di avvolgersi a spirale verso il terreno, dopo la fioritura, per spargere i suoi semi.
I cinghiali sono ghiotti del tubero (detto anche “panporcino“), mentre è velenoso per l’uomo.
Carlina è una pianta dalla tipica inflorescenza stellata.
La leggenda narra che Il nome derivi da Carlo Magno che si illuse di usare la pianta come medicinale durante una pestilenza dei suoi soldati nei pressi di Roma.
Vive nei prati e nei pascoli montani e in alcuni casi è considerata infestante.
Fiorisce da Giugno a settembre
Doronico è una pianta con i fiori gialli oro, dall’aspetto simili alle Margherite.
Cresce in luoghi sassosi aperti o ai margini dei boschi.
Fiorisce da giugno a settembre.
Enula campana è una pianta che fiorisce da luglio a ottobre nei prati, meglio se umidi.
E’ conosciuta comunemente con il di “erba dello stomaco” e/o “antiveleno“.
In passato infatti veniva coltivata per scopi medicinali.
Oggi la si trova un po’ ovunque.
L’impollinazione avviene tramite farfalle ed api.
Garofano di Seguier è una pianta che predilige i prati aridi di montagna.
La specie è dedicata al botanico francese Jean François Séguier, studioso della flora veronese.
Storicamente il garofano veniva usato dai musulmani per dare profumo ai liquori.
Fiorisce da Giugno a Settembre.
Poligala è un piccolo arbusto che dalla tarda primavera all’autunno produce moltissimi boccioli di colore rosa-lilla.
Un’antica credenza riteneva che la Poligala aumentare la produzione di latte alle mucche; da qui il nome “Polygala” = molto latte.
La si può trovare nei prati mediamente soleggiati e lungo i margini dei boschi.
Fiorisce da marzo all’autunno inoltrato.
Sparviere ad ombrella è pianta dal nome curioso.
Sembra che il naturalista romano Gaio Plinio Secondo scrisse che i rapaci si servivano di questa pianta per irrobustire la loro vista.
Il nome specifico ombrella) si riferisce alla particolare disposizione dei petali dei fiori.
Fiorisce da luglio a ottobre nei boschi di montagna.
Vedovella è un fiore che si trova facilmente nei terreni sassosi o addirittura rocciosi, poveri e aridi
Fiorisce da maggio a ottobre e l’impollinazione avviene tramite farfalle (anche notturne) e api.
Il nome ‘vedovella’, deriva dal fatto che il fiore ondeggia solitario sull’alto e sottile stelo proprio come chi è rimasto solo a guardare gli altri che riuniti in gruppi, si fanno compagnia e reciproco coraggio.
Conclusioni
Se andate ai Piani d’Erna, suggerisco di fare il Sentiero Natura perché vi permette di visitare una zona ricca di biodiversità e con presenze floristiche e faunistiche interessanti.
L’escursionista potrà realizzare un percorso che lo coinvolgerà fisicamente e culturalmente, grazie alle bacheche poste lungo l’itinerario che spiegano e rispondono alle tante curiosità di un amante della natura.
Credo sia un modo nuovo e divertente per imparare a conoscere l’ambiente e le ricchezze naturali dei Piani d’Erna.
TECNICA FOTOGRAFICA
Per le foto ai fiori presenti nell’articolo ho utilizzato due sistemi fotografici:
– Canon EF-S 60mm f/2.8 Macro USM montato su una Canon EOS 7D
– Canon PowerShot G7 X.
Il 60 mm macro, è un obiettivo eccellente per fotografare i fiori, nitido, compatto, luminoso e mantiene una prospettiva naturale del soggetto.
Non distorce il fiore e non appiattisce i piani, come succede con focali più lunghe.
Adoro la G7X perché ha ottiche di grande precisione (8,8 – 36,8 mm, equivalente: 24 – 100 mm sul tradizione 35mm), incredibilmente luminose (f/1,8-2,8) che garantiscono immagini eccellenti in ogni situazione
Grazie al grandangolo da 24mm, posso scattare delle foto ambientate con il fiore in primo piano e lo sfondo, sfocato, che serve per descrivere l’ambiente.
Con il programma macro, il grandangolo ha una distanza minima di messa a fuoco dal soggetto principale di soli 5 cm.
Posso pertanto avvicinarmi moltissimo al soggetto senza sfocarlo e comporre un’immagine che tenga conto anche dello sfondo.
Nella macrofotografia, così come nella fotografia ravvicinata (close up) sono importanti due fattori:
– la messa a fuoco
– la profondità di campo.
La messa a fuoco deve essere sempre centrata sui pistilli.
La profondità di campo è decisa in base al risultato che vogliamo ottenere:
– isolare il soggetto dallo sfondo = diaframmi aperti
– avere a fuoco tutto il fiore = diaframma chiusi.
Attenzione: se per avere tutto il fiore a fuoco chiudete troppo il diaframma (F711 o F/16), potreste avere anche lo sfondo leggibile.
Il risultato è un’immagine confusa dove il soggetto principale sparisce in un mare di fili d’erba, steli, foglie e alberi tutti perfettamente a fuoco.
In genere, io non amo il “tutto nitido” e cerco sempre di far emergere il fiore dal contesto.
Pertanto utilizzo diaframmi molto aperti (da f/2,8 a f/4).
Di contro, una macro deve avere a fuoco i pistilli e l’intero fiore.
Senza questi due requisiti, la foto è da scartare.
E’ quindi necessario impostare un valore di diaframma che offra una profondità di campo tale da avere a fuoco l’intera corolla (meglio se c’è anche un po’ di stelo).
Fate qualche foto di prova per capire qual è il diaframma ideale.
In questa escursione non ho portato il cavalletto.
Lo so, fare macro con il treppiede si ottengono foto migliori, ma aggiungere un altro 1,5kg allo già pesantuccio zaino, non me la sentivo.
Il cavalletto ha due grandi vantaggi:
– consente di realizzare immagini molto più nitide,
– permette di comporre l’immagine con calma e precisione.
Ho scattato tutte le foto a mano libera, appoggiando la fotocamera a terra o tenendola sospesa all’altezza del fiore.
Quando ho potuto, ho appoggiato la fotocamera sullo zaino
Alcune foto le ho fatte semi sdraiato per terra, appoggiando i gomiti al suolo.
La Canon PowerShot G7 X ha inoltre il grande vantaggio di poter orientare il display.
Nella stragrande maggioranza dei casi, ho fotografato solo in luce naturale.
La luminosità degli obiettivi me l’ha permesso senza problemi.
Ho sempre usato ISO100.
In poche occasioni ho dovuto utilizzato il flash (della fotocamera), ma solo per bloccare il soggetto (presenza di vento) e per schiarire un po’ le ombre (tecnica fill in).
Per consigli più specifici su come fotografare i fiori con tecnica macro e/o ravvicinata, ti invito a frequentare i prossimi corsi e work shop di fotografia di PdiN.
Testo e foto di Alvaro Foglieni
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Alla prossima!
Utilizza la luce naturale in macro fotografia floreale come dai nostri tutorial.
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Bellissimo posto ,bellissime foto con fiori stupendi.
Sempre dettagliate e precise tutte le indicazioni logistiche e tecniche.
Pixel di Natura presente ovunque.
Bravo Alvaro! !!!
Ho letto con piacere il tuo articolo-racconto dei Piani d’Erna, bello, esauriente nelle descrizioni sia del percorso che di ciò che hai fotografato.
Per quanto riguarda la tecnica fotografica adottata. ….. beh io ho parecchio da imparare. … seguirò con piacere il corso fotografico che hai in progetto. …. senz’altro apprendero’ qualcosa in più.
A presto! !!!