Qualche giorno fa mi chiama un amico, anche lui fotografo della natura e mi suggerisce di andare ai Piani di Artavaggio (LC) a fotografare il Corvo imperiale.
“E’ un’occasione da non perdere!“, ripete al telefono.
Mi manda le foto dell’uccello, mi spiega l’itinerario da percorrere e dove trovare il volatile.
In effetti, le sue immagini mostrano il corvide molto bene e da una distanza relativamente vicina.
Seguendo il suggerimento, sono andato a cercarlo martedì scorso.
I Piani di Artavaggio sono in Valsassina e devo dire che ci si arriva molto velocemente grazie alle lunghe gallerie che eliminano tutto il traffico di Lecco città.
I “piani” si raggiungono agevolmente grazie alla comoda funivia che parte da Moggio (LC).
In pochi minuti si arriva 1.600 mt.
Lasciata la funivia si segue un comodo sentiero sterrato che porta al centro di un’ampia area, ricca di alpeggi dove le fioriture dei pascoli sono spettacolari.
Il colpo d’occhio è favoloso.
Sulla sinistra della strada principale, si trovano alcuni rifugi e punti di ristoro.
Ovunque mi giro, mi ritrovo immerso nel verde e circondato dal bel panorama delle montagne lombarde.
E’ un giorno infrasettimanale e ci sono pochissime persone.
Cammino lentamente verso la zona indicatami dall’amico: “..prosegui fino alla chiesetta posta di fianco al grande albergo degli sciatori (ecomostro in rovina, chiuso) e prendi il sentiero che sale verso il rifugio Cazzaniga-Merlini”
Seguo le indicazioni fino a raggiungere le due costruzioni e piego a sinistra.
La strada comincia a salire, la pendenza è costante, non troppo ripida…ma non sono allenato ed ho il fiatone.
Con la scusa di fare foto al panorama, mi fermo spesso a riprendere le forze.
Dopo tre tornanti, arrivo nella zona indicata (una vasta area cespugliosa e semi rocciosa che arriva fino al bosco, sulla sinistra del sentiero).
Il Corvo imperiale è una specie diffidente nei confronti dell’uomo e, in generale, preferisce abitare luoghi selvaggi e faticosi da raggiungere.
Non avevo ancora preparato la fotocamera, quando sento venire dal bosco il tipico richiamo gracchiante, forte gutturale e acuto.
M’immobilizzo e mi siedo, scrutando a pieni occhi la scena davanti a me.
Avevo letto che se non disturbato, può anche sopportare la presenza umana.
Lo vedo: è in volo e volteggia in cerchio abbastanza alto nel cielo.
Con movimenti lenti alternate a soste, estraggo la fotocamera e mi preparo a scattare le foto.
Finalmente dopo una lunga e lenta virata, si posa sui rami secchi di un albero non molto lontano.
Ora lo posso osservare bene: è grande, tutto nero, ha un becco enorme, robusto e leggermente incurvato.
Il piumaggio è lucido ed ha riflessi blu metallico.
Noto che sulla gola ha delle penne erettili che si muovono, le così dette “barbe” (so che le usa per comunicare il proprio stato d’animo).
Lancia il suo richiamo 6-7 volte verso il cielo.
Scatto a raffica, ma qualcosa l’ha disturbato e s’invola allontanandosi (il rumore dello scatto o un turista sul sentiero?)
Colgo al volo l’occasione, mi organizzo una postazione volante, seminascosta da un paio di massi e mi copro totalmente con il telo mimetico.
Preparo la fotocamera (Canon 7D Mark2) e il tele (Zoom Canon EF 100-400mm f/4.5-5.6 L IS USM II) e controllo che le impostazioni siano quelle corrette.
La giornata è luminosa, non avrò problemi con la luce: imposto ISO automatico (le nuvole vanno e vengono), priorità di scatto (TV) a 1/1000″ e porto il tele a 400mm di lunghezza focale.
Scatto qualche foto a mano libera, con la fotocamera appoggiata sulla roccia, per vedere se l’esposizione è corretta.
Il Corvo imperiale è un uccello tutto nero e sarà complicato far risaltare l’occhio (nero) e le tante piume della sua livrea (nere).
Sono indeciso se “esporre a destra” (termine che indica una sovraesposizione) o se usare la misurazione valutativa (modalità di esposizione).
Opto per quest’ultima, perchè non so cosa farà l’uccello e che sfondo avrò.
Questa opzione valuta l’intera scena, ma assegna al punto di messa a fuoco principale un peso maggiore.
In situazioni di buona luminosità come in quel momento, la modalità valutativa ti garantisce la giusta esposizione.
Dopo circa 20 minuti di attesa, sento il richiamo e capisco che sta tornando anche se non lo vedo ancora.
Ancora una volta, prima di scendere al suolo, volteggia 3-4 sopra il pascolo per verificare che non ci siano pericoli nelle vicinanze.
Spero non mi veda sotto il telo!
Finalmente si decide ed atterra nel prato davanti alla mia postazione.
Capisco che è in tensione, pertanto rimango immobile finché non si calma.
Dopo attimi interminabili, capisco che è tranquillo perché comincia a camminare nell’erba.
Si muove impettito, dondolando il capo come fanno i piccioni.
Ogni tanto cattura qualcosa fra l’erba, ma non capisco cosa (forse cavallette verdi e/o grilli?), il Corvo imperiale è onnivoro.
Lo vedo cacciare rilassato ed inizio a scattare foto a raffica.
Non so dire se l’esemplare che ho davanti sia maschio o femmina, perché i due sessi sono simili.
Io scatto, lui cammina nel prato e ogni tanto cattura una preda.
Lontano, nel bosco, arriva un altro gracchiante richiamo, ma non riesco vedere chi l’ha lanciato.
In genere questa specie conduce una vita solitaria o al massimo in coppia.
E’ noto infatti che sono monogami, si uniscono in coppia quando sono giovani e si sciolgono solo con la morte di uno dei due coniugi.
Se uno dei due si allontana per un tempo lungo, l’altro lo richiama per farlo ritornare.
E’ a questo punto che il Corvo davanti a me, si ferma e rimane in ascolto.
Smetto di fotografare e quasi trattengo il respiro per non farlo scappare.
Purtroppo, dopo pochi secondi di indecisione, prende il volo per non tornare più.
Sono rimasto nascosto per quasi 1 ora, poi ho smontato l’appostamento e sono tornato nei pascoli in cerca di altri scatti…meno nobili.
E’ stata una giornata splendida in tutti i sensi: il meteo è stato clemente (nel cielo minacciosi nuvoloni grigio-neri, ma innocui), il clima era piacevolmente fresco, mi sono goduto un panorama da favola ed ho fotografato il più grande passeriforme europeo.
Testo e immagini di Alvaro Foglieni
Nota dell’autore
Scattando in RAW, tutte le mie foto hanno necessità di interventi in post-produzione.
Tutte le immagini inserite nell’articolo hanno pertanto subito delle migliorie (contrasto, colore, dettaglio) e un ritaglio per meglio evidenziale il soggetto principale.
Studia le opere di altri fotografi naturalisti: l’ispirazione può scaturire dall’ammirazione del lavoro altrui.
Per consigli pratici su come migliorare le tue foto naturalistiche, segui la nostra pagina gruppo Facebook.
Bellissima ed emozionante la storia di questa caccia,sono state sfruttate tutte le tecniche di avvicinamento sfruttando quello che si e’ studiato per comprendere i comportamenti ed i segnali che questa specie lancia,quando si sente a disagio e minacciato.
E’ sempre una cosa molto utile quando si esce in caccia per una specie specifica,studiare le abitudini della specie ,per poter anticipare eventuali fughe repentine.
Bravo Alvaro bel colpo
Parole sagge, Marco!
Il consiglio di preparare in anticipo l’escursione (luogo, specie e tipo di attività) è molto utile e deve essere messo in pratica alla lettera, se si vuole tornare con belle foto interessanti.
Il racconto di questa impresa è emozionante e privo di retorica non meno interessante delle foto preziose e precise!
Grazie Gabriella per i gentili complimenti ed il suggerimento.